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Le piccole sale dell’Appartamento ospitano alcuni dei più significativi dipinti della raccolta del cardinale e anche alcuni quadri provenienti da successive donazioni. Fra questi ultimi ricordiamo la Sacra Famiglia con San Giovannino, squisita opera di scuola toscana databile al 1490 circa, che è stata giustamente avvicinata alla mano del Maestro dei putti bizzarri, un pittore attivo fra Volterra e Siena negli ultimi trent’anni del Quattrocento, vicino a Luca Signorelli. Notevole anche la Madonna col Bambino col pappagallo, interessante opera di scuola fiamminga dei primi anni del Cinquecento. Anche il cardinale possedeva nella propria raccolta diverse opere di artisti della tradizione fiamminga che si possono così ammirare tra i dipinti dell’Appartamento: la Madonna col Bambino della Scuola di Jos van Cleve (circa 1484-1540), un piccolo Cristo risorto che appare alla Vergine, tradizionalmente riferito a Dirck Bouts (circa 1400-1475) e la bellissima Visione di San Giovanni a Patmos di Henri Met de Bles detto il Civetta (circa 1510-1555?). Tra le opere di carattere devozionale di piccole dimensioni merita una menzione anche la tenera Madonna col Bambino di Vincenzo degli Azani, detto da Pavia. All’ambiente settentrionale padano del pieno Cinquecento deve essere riferita la tela monocroma con la Deposizione di Cristo nel sepolcro, palese derivazione da una celebre acquaforte del Parmigianino: il cardinale la riteneva di Paolo Veronese, e forse il dipinto potrebbe essere proprio opera d’un pittore di Verona.
Opera tra le più significative della collezione alberoniana è il San Pietro che piange ascritto a Guido Reni (1575-1642). La qualità è assai alta e potrebbe trattarsi d’una variante – diverse sono infatti le mani ed i panneggi – del dipinto conservato presso la Galleria Doria Pamphili di Roma. Alla tradizione del pieno Barocco appartengono le due belle tele di Luca Giordano (1632-1705), la Sant’Anna che insegna a leggere a Maria bambina e il San Giuseppe che contempla il piccolo Gesù, felicissime nell’intonazione cromatica, realizzate con “soave impasto” (Carasi) e segno vigoroso nella fase tarda della carriera di Luca. Brillante nella stesura pittorica e intenso nell’espressione psicologica è anche il Ritratto di papa Clemente IX Rospigliosi, che è una delle diverse versioni realizzate tra il 1667 e il 1669 da Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccio (1639-1709), il più autentico interprete in pittura, sia nelle grandi composizioni ad affresco che nei ritratti, del turbinoso e visionario linguaggio barocco del Bernini. Delizioso il Sogno di San Giuseppe di Pier Francesco Mola (1612-1658). Tra i dipinti che meritano d’essere ricordati la tela con Giovinezza e Vecchiaia ascritta ad Angelo Caroselli (1585-1652). Si tratta infatti di una “Vanitas”, composizione nella quale attraverso il contrasto tra la bellezza della giovane e la bruttezza della vecchia si vuole alludere all’inesorabilità dello scorrere del tempo e alla brevità della vita. Al genere delle scene pastorali appartengono altri due dipinti di grande qualità della raccolta alberoniana: il Ballo della scimmia e la Scena pastorale di Michelangelo Cerquozzi (1602-1660); il mondo dei poveri e dei pastori viene raffigurato come pretesto per l’esibizione di un virtuosismo pittorico.