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Sculture e crocifissi
Legate soprattutto alle intime pratiche devozionali del cardinale sono le sculture presenti nella collezione alberoniana: tra tutte si distingue il grande Crocifisso in avorio montato su un elaborato piedistallo in legno di pero foderato d’ebano, arricchito da figure e rilievi in bronzo dorato (ai lati due figurette a tutto tondo della Vergine e di San Giovanni, al centro della nicchia un bassorilievo con Gesù deposto e sullo zoccolo sottostante Cristo flagellato al centro con ai lati due coppie di angeli con gli strumenti della Passione). Assai prezioso cimelio è un altro Crocifisso in avorio, conservato tuttora esattamente come descritto nell’inventario del 1735. Opera di straordinaria qualità, nell’intenso patetismo del volto e nel quasi estatico abbandono alla sofferenza, questo Cristo “vivo” trae ispirazione dai grandi modelli pittorici di Rubens e Van Dyck ed è stato opportunamente avvicinato al nome di François Duquesnoy (1597-1643), grande interprete della poetica classicista nella scultura romana del primo Seicento. Alla tradizione dei grandi bronzisti fiorentini della fine del Cinquecento, allievi e seguaci di Giambologna, vanno invece riportati i due Crocifissi in bronzo dorato, montati su croci d’ebano, posseduti dal cardinale: la qualità della modellazione è assai alta ed essi richiamano in particolare i modelli in grandezza naturale approntati dal carrarese Pietro Tacca (1577-1640), modelli che vennero replicati infinite volte in piccole dimensioni nell’ambito della bottega, destinati ad un mercato di amatori che erano in grado di apprezzarne le finezze esecutive e di cesello. Pregevole opera dello scultore fiammingo, ma naturalizzato piacentino, Jan Geernaert (1704-1777) è invece la statua in legno policromo di San Lazzaro, commissionata dal cardinale nel 1751 per l’altare intitolato all’omonimo santo nella chiesa del Collegio.