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In questa sezione sono conservate epigrafi, di notevole importanza storica, che provengono in larga parte dalla collezione Bissi, canonico della Cattedrale (deposito della Curia vescovile). Particolarmente interessante, anche per l'associazione di testo scritto ed immagine, è il rilievo con iscrizione, cosiddetto del Benvegnù. Il rilievo, proveniente dal castello di Montechiaro, nella parte superiore riporta un cartiglio recante una lunga didascalia in volgare con chiare inflessioni dialettali: "Segnori vu sie tuti gi benvegnu e zascaun chi che vera sera ben vegnu e ben recevu". Nella parte inferiore della lastra si rappresenta la buona accoglienza fatta dai castellani, marito e moglie alla destra della scena, e cinque personaggi che si trovano invece alla sinistra. Evidentemente sia la didascalia che l'immagine vogliono esaltare l'ospitalità dei proprietari del castello. L'iscrizione rappresenta inoltre un esempio molto raro per quest'epoca (prima metà XIV secolo) di testo volgare applicato come didascalia a un rilievo figurato. Si può citare anche l'iscrizione ricordante la costruzione e dotazione di una cappella da parte delle Corporazioni dei carpentieri e dei muratori, proveniente dalla chiesa di S. Maria del Carmine e databile al XV secolo. Nella metà superiore della lastra sono rappresentati gli strumenti di lavoro delle corporazioni: martellina, filo a piombo, cazzuola, ascia da carpentiere. Nella metà inferiore è posta l'iscrizione in grandi lettere capitali.
Nella sezione della scultura rinascimentale si trovano i tondi raffiguranti cinque apostoli, provenienti dal "chiostrino delle terrecotte" della chiesa di S. Sepolcro e databili al terzo quarto del XV secolo. Il "chiostrino delle terrecotte" si rifà ai modelli protorinascimentali toscani (l'Ospedale degli Innocenti di Firenze) e lombardi (l'Ospedale maggiore di Milano).
Per quanto riguarda la scultura lignea risulta interessante la porta databile al 1570 circa e proveniente dal refettorio del convento di S. Agostino. La suggestione che comunica allo spettatore deriva dall'impianto rigorosamente architettonico ingentilito da una ricca e capricciosa decorazione. Ad ignoto scultore del XVIII secolo deve essere assegnata la statua lignea di S. Agostino, anch'essa proveniente, probabilmente, dalla chiesa o dal convento di S. Agostino. Degna di nota è la perizia tecnica dimostrata da questo artista nella resa del panneggio, ottenuto dalla sovrapposizione di più strati e dalla compresenza di diversi tipi di panneggio. Un buon livello qualitativo traspare anche dal volto del Santo, dove lo scultore utilizza sapientemente la luce, simbolo dell'ispirazione divina, per conferire all'espressione forte intensità drammatica.