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Il Collegio Alberoni: la costruzione
Il 13 luglio del 1732 papa Clemente XII Corsini emise la bolla di fondazione dell’Apostolico Collegio di San Lazzaro che Giulio Alberoni eresse, nel luogo del soppresso Ospedale, per l’istruzione di giovani ecclesiastici piacentini. Già il 4 settembre 1732 il cardinale posò la prima pietra del Collegio. Durante il periodo delle Legazioni di Ravenna (1735-39) e di Bologna (1740-43) i lavori di rifinitura rallentarono, ma quando il cardinale tornò a Piacenza nella primavera del 1744 ripresero le attività, soprattutto per la chiesa di San Lazzaro, per la Biblioteca e per tutti gli infissi. Era tutto praticamente completato quando, nel giugno del 1746, in piena guerra di successione austriaca, l’edificio venne quasi completamente distrutto: restarono in piedi l’ingresso, lo Scalone, la Biblioteca, la chiesa e la sagrestia. Nell’aprile del 1748, l’ottantaquattrenne prelato giunse a Piacenza e diede disposizioni per la ricostruzione dell’edificio, impiegando a ritmo serrato più di 100 operai. Nell’agosto 1751 il cardinale sottopose ad esame i chierici che chiedevano di entrare in Collegio, scegliendone 18 e fece stampare le 34 Leges del Collegio. La vita della comunità religiosa presso il Collegio ebbe inizio il giorno 28 novembre quando il cardinale ricevette nel suo palazzo di San Savino la prima Camerata degli alunni i quali, vestiti in divisa di collegiali, vennero poi mandati in carrozza dal Vescovo per la benedizione e infine in Collegio.
Nel 1739 erano già state pubblicate a Faenza dal padre gesuita Simon Maria Poggi le Memorie istoriche della Fondazione ed erezione del nuovo Collegio Ecclesiastico di S. Lazzaro, ornate da grandi tavole incise a Roma da Francesco Mazzoni, illustranti la grandiosa costruzione in pianta ed in alzato: il sobrio e monumentale quadrilatero, sviluppato su tre piani con un grande cortile centrale, si affaccia sulla Via Emilia con una fronte priva di motivi ornamentali, ad eccezione delle incorniciature delle finestre, di elegante gusto rococò, in leggero aggetto. La facciata è condotta su di una linea unica con due corpi sporgenti ai lati; a destra sorge la chiesa con accanto il portone d’ingresso; il disimpegno dei tre piani avviene attraverso il grandioso scalone e mediante due scale secondarie poste sugli angoli nord-est e sud-est. La costruzione rimane sostanzialmente nello stato in cui l’aveva pensata e voluta il cardinale: le modificazioni più rilevanti sono state l’innalzamento e il raddoppiamento del lato verso mezzogiorno già nel 1758-60; nel 1870 venne invece eliminato il Belvedere che il prelato aveva lasciato sul lato sud-ovest, per far spazio alla costruzione degli Osservatori e del Gabinetto di fisica.
Vita e formazione al Collegio Alberoni di Piacenza
Il Collegio Alberoni fu voluto dal cardinale Giulio Alberoni per accogliere i chierici poveri della diocesi di Piacenza. La formazione alberoniana aveva come obiettivi una «santa educazione» e una «virtuosa direzione», per cui gli alunni dovevano dimostrare docilità, capacità realistica di ricavare il bene da tutto, rispetto per i beni del collegio, distacco dai secolari e capacità di spogliarsi dello spirito del mondo per rivestirsi di quello di Cristo. L'ammissione al Collegio era a concorso. Il corso di studi era di 9 anni dopo gli studi umanistici, e comprendeva un triennio di filosofia, un triennio di teologia e uno di morale. Il Collegio aprì per la prima volta le sue porte nel 1751. Il fervore illuministico permise di coltivare gli studi di matematica e fisica, di uscire dal chiuso della fisica aristotelica e di aprire ben attrezzati gabinetti scientifici. Nell'Alberoni entrò prestissimo la macchina, cioè il metodo della verifica sperimentale. Se l'apertura al progresso scientifico è una caratteristica saliente dell'insegnamento alberoniano, esso venne non come un dato acquisito, ma come una faticosa conquista. All'Alberoni si ebbero generazioni di professori molto preparati. Una caratteristica del metodo alberoniano era appunto la libertà che i maestri lasciavano agli alunni nelle questioni disputate. Per favorire l'approfondimento e l'assimilazione, le materie di scuola erano poche e molto unite fra loro. Dal punto di vista del progetto spirituale scopo del collegio era la formazione non di ricercatori, ma di pastori. Il tipo di prete che emerge dalle Regole degli Alunni del Collegio Alberoni è un uomo «distaccato»: dai parenti, dalle dissipazioni e dagli svaghi inutili, dal mondo. Il fondatore della comunità chiamata a dirigere il collegio sapeva che per andare a Dio bastavano i mezzi ordinari, il patrimonio comune della Chiesa. L’opera educativa del collegio rimase nel tempo e, grazie alla continuità di direzione, è arrivata fino ai giorni nostri.