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L'edificio, iniziato da Giuseppe Costa conte di Soarza nel 1688 su progetto di Ferdinando Bibiena, è uno degli esempi più sontuosi e significativi dell’architettura nobiliare tardo secentesca a Piacenza. Da segnalare le eleganti soluzioni a bugnato liscio della facciata arricchita da raffinati stucchi e ferri battuti rococò e culminante in un grande timpano con lo stemma nobiliare. Il palazzo si sviluppa su tre lati porticati attorno ad un vasto giardino con balaustra e statue dedicate alle stagioni. Originale soluzione quella adottata per lo scalone d'onore, luminoso e scenografico, con la prima rampa inserita nelle tre arcate del portico, come si trattasse di una macchina teatrale; nel grande vano, graziosamente decorato a stucchi e ad affreschi, sono presenti le statue di Giunone, Venere, Flora, e Pomona. Sul lato opposto una scala ellittica con gradini a sbalzo e ferri battuti rorocò di elevata qualità crea un capriccioso effetto di rotazione a spirale. Il salone al piano nobile (1699) è un capolavoro di prospettive a cinque ordini architettonici ideato da Ferdinando Galli Bibiena, con la collaborazione di G. Evangelista Draghi, autore dello sfondato del soffitto, nel quale vengono rappresentati Bacco e Arianna.
Le altre sale sono state adibite a Museo Ambientale, aperto al pubblico (per il quale si rimanda alla sezione Musei della città), e presentano un'interessante raccolta di eleganti mobili settecenteschi oltre ad un'importante quadreria.