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È uno dei più importanti monumenti della Città di Castel San Giovanni e risale al XVIII secolo; il palazzo è dotato di ventitrè stanze affrescate e in parte ancora arredate, di ampi locali cantina e impreziosito da un magnifico parco secolare. Un tempo denominata villa Chiapponi e poi Scotti, divenne in seguito l'abitazione degli Albesani, ricchi proprietari terrieri e amministratori locali nel corso del secolo XIX, e quindi dell' avv. Carlo Braghieri che, agli inizi del Novecento fu Sindaco di Castel San Giovanni e poi Presidente dell'Ospedale civile. L’avvocato Braghieri, scomparso nel 1952, dispose con testamento che alla morte della moglie e della sorella venisse istituita la Fondazione Braghieri e che, con il patrimonio inalienabile familiare consistente in vari poderi e in ricchi arredi e con i relativi proventi, venissero ospitati gratuitamente durante l'estate anziani artisti lirici della celebre Casa di Riposo “Giuseppe Verdi” di Milano; nel testamento sono previste anche azioni di beneficienza, tra cui borse di studio per giovani.
L'attuale Villa Braghieri in origine era un antico fabbricato rurale e la sua trasformazione in nobile casino di campagna avvenne per volontà del conte Daniele Chiapponi di Piacenza, proprietario del terreno su cui sorgeva il rustico con annesso il pozzo, ancora oggi esistente. Alla sua morte nel 1713 la villa passò in proprietà alla figlia Teodora, sposata con il marchese Annibale Adeodato Scotti di Castelbosco. Furono Teodora e in seguito il figlio Fabio e il nipote Carlo a sovrintendere a gran parte dei lavori che portarono la villa ad assumere l’attuale imponente fisionomia. Nel 1809, l'edificio e alcuni grandi fondi agricoli furono venduti dagli eredi Scotti a Pietro Albesani, Presidente del Tribunale Penale di Piacenza che, come ricordato, ne fece la sua abitazione. Attorno al 1870 la villa passò per eredità ai Gobbi-Belcredi, nobile casata pavese, e quindi ai Braghieri, famiglia originaria della vicina località di Sarmato trasferitasi a Castel San Giovanni.
La piena e legittima proprietà dell'edificio da parte del Comune si ebbe però solo a partire dalla fine del 1996. In pochi anni, grazie all'approvazione e all’attuazione del progetto di recupero dell'edificio sostenuto dai proventi della vendita di un importante fondo agricolo ereditato e ai cospicui contributi finanziari della Regione Emilia-Romagna, della Provincia di Piacenza, della Fondazione di Piacenza e Vigevano, dell' ENEL e di altri soggetti privati si è proceduto a dare il via agli interventi, che hanno riguardato la parte inferiore dell'edificio, posta su due piani, destinata ad accogliere la nuova sede della biblioteca comunale e dell'archivio storico; in alcuni ambienti sotterranei è stato inoltre collocato il Museo Etnografico della Val Tidone.
I numerosi interventi di tipo conservativo e di restauro compiuti hanno riguardato le stanze in parte affrescate e in parte stuccate con delicate decorazioni della fine del '700, che rimandano alla grandiosa compagine plastica della chiesa collegiata di S. Giovanni Battista ad opera di Dalmazio Provino della Porta. Nella conclusione dei lavori di restauro conservativo sono emersi alcuni locali significativi: il salone d'onore, la sala della musica, la camera da letto detta "la Svizzera", la camera della caccia, la camera dell'angelo; in altre sale sono possibili iniziative di pubblico interesse come riunioni, convegni, matrimoni e iniziative culturali. La Villa è costantemente frequentata da insegnanti e studenti delle scuole locali, che utilizzano la sua biblioteca, la videoteca e l'archivio storico per ricerche e documentazioni, e visitata da comitive di turisti in occasione di particolari manifestazioni, che si svolgono al suo interno o nel parco secolare, il quale è stato reso fruibile alla popolazione attraverso una nuova cura del verde, con il ripristino degli storici vialetti di percorrenza e la posa di un impianto illuminante di grande efficacia. L' Amministrazione comunale è impegnata comunque a reperire nuovi contributi finanziari, che possano consentire di recuperare integralmente l'edificio per mostrarlo e utilizzarlo in tutte le sue potenzialità.
Villa Braghieri ha origine, col primo lotto dei lavori, alla fine del XVII secolo come “casino di campagna” del conte Daniele Chiapponi. I lavori proseguono per tutto il XVIII secolo; l’assetto attuale viene assunto con l’ultimo lotto dei lavori curato da Carlo Scotti, nipote della marchesa Teodora Chiapponi, verso la fine del XVIII secolo. Nel 1809 la proprietà della villa passa dalla famiglia nobiliare ad esponenti della ricca borghesia di provincia: l’acquista infatti il sig. Pietro Albesani, proprietario terriero e presidente del Tribunale di Piacenza. Nel 1905 la villa perviene in eredità a Carlo e Teresa Braghieri. L’avvocato Carlo Braghieri aveva deciso che, alla morte dell’ultimo discendente, la villa diventasse proprietà dell’Ente Comunale di Assistenza di Castel San Giovanni: alla morte della signorina Teresa, nel 1971, la villa e i fondi agricoli vennero amministrati dall’ECA. Nel 1996 è divenuta di piena proprietà comunale. Dal 1905 alla Grande Guerra si compiono lavori impegnativi che interessano sia l’esterno che l’interno. Nel dopoguerra gli interventi sono quasi esclusivamente di manutenzione e cessano completamente dopo il 1950. Da quando è proprietà comunale gli interventi hanno riguardato il rifacimento del tetto, la recinzione del parco e l’installazione di un sistema antifurto.
Dall’esterno, la villa presenta due volumi squadrati e affiancati: il maggiore per l’edificio residenziale e il minore per le rimesse e le scuderie. I vani interni si sviluppano in modo articolato su due livelli, collegati da un imponente scenografico scalone che parte dall’atrio, e da scale minori. Al piano interrato le cantine si estendono su tutta l’area della parte residenziale. La decorazione a stucco e a fresco costituisce l’elemento di maggior pregio dell’intero edificio, in contrapposizione con la veste dimessa dell’esterno. Le ventitré stanze sono diventate museo vivente: vestiti, arredi, suppellettili, fotografie, lettere, spartiti musicali, collezione di pietre e cristalli, ricordi di tre famiglie, che vi hanno abitato e di tanti personaggi famosi che vi sono stati ospitati. Tra tutti emerge il genio musicale e il sommo patriota Giuseppe Verdi, che fu ospite nel settembre del 1859, dopo gli immensi successi della Trilogia e appena osannato dalla rappresentazione del Ballo in maschera all’Apollo di Roma nel febbraio, che esaltava il governo illuminato in un momento di grande e decisivo spirito di riscossa e di unificazione nazionale.