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Arazzi
Pregevolissima, per numero e qualità dei pezzi, è la collezione di arazzi lasciata dal cardinale. Si tratta di diciotto superbi capolavori, suddivisi in tre serie diverse: gli otto pezzi della Serie di Enea e Didone, tessuti dall’arazziere Michel Wauters di Anversa intorno al 1670 su cartoni di Giovan Francesco Romanelli, il maggiore allievo di Pietro da Cortona; gli otto pezzi della Serie di Alessandro Magno, tessuti da un ignoto arazziere fiammingo attivo a Bruxelles nella seconda metà del Seicento (forse Jan Leyniers) su probabili cartoni di Jacob Jordaens, uno dei più importanti seguaci di Rubens; e infine i due arazzi più antichi e preziosi, quelli della cosiddetta Serie di Priamo. Questi ultimi sono due pezzi in lana e seta dalle dimensioni eccezionali, quasi quattro metri d’altezza e cinque e mezzo di lunghezza, con due sontuose raffigurazioni: un Corteo regale sul primo e un Ricevimento con banchetto di nozze sul secondo. La narrazione procede da sinistra a destra e tutti i personaggi sono abbigliati con eleganti e fastosi costumi alla moda borgognona. Nel primo arazzo sopra un alabarda portata da un vecchio con turbante vi è la scritta Preamvs, fatto che ha condotto al riconoscimento della vicenda narrata nei due manufatti: si tratta di episodi tratti dal Romanzo di Troia, probabilmente l’arrivo in nave di Paride ed Elena a Troia, dove essi sono accolti dai genitori dell’eroe Priamo ed Ecuba (primo arazzo), e il banchetto organizzato per festeggiarli, come induce a pensare la presenza di quattro personaggi di rango regale - due più vecchi e due più giovani – presso la tavola raffigurata in alto a destra sul secondo arazzo. Nulla sappiamo circa la committenza di questi due prestigiosi pezzi, che deve essere comunque stata di alto livello: sono stati sicuramente tessuti a Bruxelles, intorno al 1520, da un arazziere che è stato variamente identificato dagli specialisti, ora in Pieter de Pannemaker ora in Pieter Van Aelst. Anche il nome del “cartonista”, cioè di colui che ha fornito i disegni, rimane di problematica individuazione, anche se il nome speso più di frequente dagli studiosi è stato quello di Jan van Roome, attivissimo pittore e disegnatore per arazzi, vetrate e sculture a Mechelen e a Bruxelles nei primi anni del Cinquecento.
Significativa pure la serie di otto arazzi con le Storie di Didone ed Enea, i quali raffigurano, con un linguaggio barocco di grande effetto decorativo, gli episodi salienti dalla tragica vicenda della regina cartaginese innamorata di Enea, estrapolati ovviamente dal I libro dell’Eneide di Virgilio. Forse tessuti, dall’arazziere di Bruxelles Jan Leyniers (1630-1686) sulla base di cartoni forniti da Jacob Jordaens (1593-1678), sono invece gli otto arazzi dell’ultima serie alberoniana, con la narrazione delle Storie di Alessandro Magno, tratte quasi sicuramente dal De rebus gestis Alexandri Magni di Quinto Curzio Rufo.